Non è solo un evento
Martedì 27 aprile 2021
Ieri ho fatto una cosa che mai avrei pensato avrei dovuto fare in vita mia: scendere in piazza per chiedere che i miei diritti vengano rispettati. Chiedere di poter lavorare. Chiedere il permesso per poter mantenere le promesse che ho fatto ai miei sposi. Sono stata felice di farlo? Certo che no.
L'articolo 1 della nostra Costituzione lo conosciamo tutti, non dovrebbe essere messo in dubbio il diritto di poter provvedere a se stessi e alla propria famiglia proprio qui in Italia. Ma c'è il Covid e questo ci fa scoprire un mondo nuovo, un mondo che avrei onestamente preferito ignorare.
Ho sempre lavorato. Da ragazzina l'estate l'ho sempre trascorsa lavorando. L'Università l'ho frequentata e pagata lavorando. Ho aperto la partita Iva perché nel mio lavoro ci credo e volevo poterlo fare secondo la mia visione e seguendo la mia etica. Molto diversa dagli ambienti di lavoro da cui provengo se proprio lo devo dire.
Volevo fare la mia parte per rendere questa professione qualcosa di importante e costruire una vita su misura per me. Una vita di cui il mio lavoro è una parte fondamentale perché mi permette di attingere ad una cosa che per me è linfa vitale e non mi riferisco al denaro per pagare il mutuo.
Io questo lavoro lo faccio perché mi da una soddisfazione immensa far star bene le persone.
Esistono delle professioni apertamente dedicate al benessere della persona e quella di wedding planner non è contemplata tra queste perché non si occupa direttamente della salute, ovviamente. Eppure.
Eppure entro in contatto con le coppie, le loro famiglie, la loro vita presente, passata e futura. Accompagno i miei sposi in un percorso emotivamente importante, sono al loro fianco nella costruzione di un progetto di vita e più rendo sereno il tempo che li avvicina al grande giorno più il grande giorno sarà speciale. Restando speciale negli anni a venire.
So che a qualcuno può sembrare tutto molto frivolo per certi versi: i fiori, i colori, quei discorsi seri sul perché non usare le sedie con le vestine (e sono seria davvero: no alle vestine!).
Però ti faccio un esempio.
La mia personal trainer ogni settimana mi segue per un'ora di pilates. Cosa fa? Mi rinforza i muscoli? Non solo. Mi incoraggia, lo fa dalla prima lezione, dopo che abbiamo parlato e le ho spiegato perché avevo bisogno di fare pilates. Ha capito che non erano solo i muscoli della schiena che la mia gravidanza gemellare aveva logorato, ma che c'era una Valeria che si era persa da qualche parte nei tre anni precedenti. E così fin dall'inizio mi incoraggia, mi dice brava anche se non sono perfetta, mi dice “wow” anche se magari per la maggior parte delle persone quell'esercizio è di una facilità estrema. E così settimana dopo settimana sono diventata più forte, dentro e fuori.
E non avrei mai avuto il coraggio di rivolgermi a lei e di fare i conti con un corpo cambiato se alcuni mesi prima non mi fossi regalata una consulenza di armocromia con una ragazza molto dolce che mi ha rivelato cose impensabili fino a quel momento: potevo indossare certi vestiti e certi colori, guardarmi allo specchio e vedermi come non mi vedevo da tempo, che potevo – e dovevo – smettere di usare il nero perché era giunto il momento di uscire dal blackout. Ridurre questo a del mero shopping sarebbe davvero sbagliato.
Quindi ecco, con il mio lavoro cerco di andare oltre alla meccanica esecuzione delle fasi organizzative. Non mi occupo solo di esteriorità, faccio di tutto perché i miei sposi possano vedersi come sognano e meritano, organizzo un giorno perfetto che sia perfetto per tutti, perché è importante iniziare una nuova fase della vita con dei ricordi condivisi speciali, perché quel giorno non è solo un giorno, è un progetto di vita che passa da lì e so quanto sia importante che gli sposi vivano un'esperienza migliore di quanto avevano immaginato.
Ora che vedo quei progetti di vita in stand by soffro tantissimo perché tutto quello che posso fare non è abbastanza.
Sono del partito “volere è potere” e per me il fatto che ci sia qualcuno che mi leghi le mani in questo modo, senza spiegarmi il perché, senza chiedere scusa ai miei sposi, è inaudito.
Penso alle coppie che ho sposato che ancora oggi mi aggiornano su tutte le novità che li riguardano, penso ad ogni volta che una mamma non c'era più e ho accompagnato la mia sposa a scegliere l'abito, solo io e lei. Penso ad una sposa che ne ha passate di tutti i colori e dopo il matrimonio mi ha detto che finalmente aveva scoperto cos'era la felicità e che quella sensazione l'avrebbe accompagnata per sempre. Penso ad un ospite che ha ringraziato in lacrime lo sposo per averlo invitato ad una giornata così magica. Penso a tutte le volte che una mia sposa si è voltata verso di me per dirmi grazie prima di entrare in chiesa.
Penso che il giorno del matrimonio soddisfi dei bisogni che non saranno primari ma sono certamente trasformativi, toccando delle corde delicate e fondamentali, così tanto da incidere sulla propria autostima, i propri rapporti sociali e il proprio stile di vita (mi fermo qui perché forse è un approfondimento più adatto a Wedpreneur Academy :-) ).
No mi dispiace il giorno del matrimonio non è solo un evento e io sono una wedding planner che questo lavoro lo fa dannatamente bene perché, non so se per formazione o per indole, amo davvero prendermi cura dei miei sposi e so come andare oltre le cose che mi dicono.
Quindi credo che sia io che i miei sposi che tutte le coppie che stanno aspettando di potersi scambiare gli anelli circondati da un'atmosfera magica ce lo meritiamo di ripartire, di ripartire adesso, subito.
Non si dovrebbe mai smettere di sognare e non posso arrendermi all'idea che qualcuno lo faccia. Che le risposte che attendiamo arrivino presto, per oggi ci auguro solo questo.
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Sono Valeria Ferrari, wedding planner, e sono qui per organizzare il vostro grande giorno. Leggi di più...
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